“Ha qualcosa per una donna che sta morendo?”, chiede l’uomo. Lui entra in un negozio di regali, lei, la commessa, lo accoglie…
Con una simile premessa qualsiasi nota della regia non farebbe che svelarne le chiavi, chiavi che costituiscono il nucleo della geniale proposta di Miller.
Elegia per una signora è un testo “cinematografico”. Si svolgerà tutto nel piccolo negozietto, senza nessun salto temporale. Qualsiasi apparato simbolico o metaforico è inesistente. Si può avere insomma la netta sensazione di assistere a qualcosa dove siamo degli intrusi.
Elegia per una signora ci lascia, fra le tante riflessioni, una che ci tocca di sicuro. Tutte le storie d’amore a fronte di una crisi finiscono in rottura. Vi sono delle eccezioni, certo. Molto rare. Perché una storia d’amore finisce? Da qualche parte sorge una crisi profonda, di uno o di entrambi, insieme o a catena. Miller ci propone questo impossibile, l’inconcepibile: la scelta condivisa d’immergersi nella crisi, di non abbandonarla, anzi, di abitarla, senza se e senza ma.
“Non mi hai mai detto il suo nome...”, chiude il dramma lei. “Non hai mai detto il tuo…” risponde lui, andandosene.
Elegia per una signora è una proposta di “teatro domestico”.
Non occorrono illuminazioni particolari né allestimenti. Vi è una fonica autonoma, oppure legata all’impianto di musica del luogo. L’azione avviene fra le persone riunite, fra gli spazi d’un incontro informale.
Prima presentazione in una casa privata: maggio 2019.
Prima presentazione in un locale pubblico: Arcitraverso Milano, giugno 2019.